Concept

I codici si dividono in analogici e digitali. Questi ultimi sono del tutto arbitrari, mentre i primi “assomigliano” in qualche modo all’informazione che esprimono.

Per capire la differenza fra i due, l’esempio più classico è quello dell’orologio.
In un orologio analogico (o “a lancette”), il rapporto spaziale fra i numeri del quadrante corrisponde alle distanze temporali. Fra le 3 e le 5 c’è meno tempo che fra le 3 e le 8 e l’orologio infatti mostra una distanza più breve fra la prima coppia di numeri che fra la seconda. Prendete poi uno di quelli che hanno la lancetta dei secondi che scorre continuamente. In qualche modo, quella lancetta non solo indica l’ora, ma rappresenta anche il tempo.
Un’orologio digitale, invece, è sempre rotto; tranne in quell’istante in cui cambia uno o più simboli sul suo quadrante. Poi si rompe di nuovo.
Non rappresenta lo scorrere del tempo, bensì lo scompone in istanti discreti. Del tutto perduta è poi l’analogia spaziale fra i caratteri.

Per quanto riguarda i linguaggi umani…i gesti sono spesso analogici, ma non sempre. Il dito medio allude ad un ben preciso invito all’autoesplorazione ma le corna del cornuto sembrerebbero astratte, simboliche e dunque digitali. L’arte, poi, gioca perennemente su questa contrapposizione anche se per quanto mi riguarda l’arte migliore è sempre analogica. E, capiamoci, Picasso è analogico;ma potrebbe esserlo anche Kandinskij? E la musica? Il “Danubio Blu” di Strauss assomiglia al fiume bavarese? Non si direbbe…ma non rappresenta forse l’impeto di quell’acqua con ancora più veridicità di una foto, espressione analogica per eccellenza?

Anche il punto interrogativo è ambiguo. C’è chi dice che rappresenti un orecchio(analogico), chi la sovrapposizione di una Q e una O dal latino questio il che lo renderebbe digitale. Perchè, sì l’alfabeto è digitale.

Non lo sono chiaramente gli ideogrammi né i geroglifici, ma dal cuniforme in poi, sì.
Su questo poggia le basi gran parte della filosofia del linguaggio, con memorabili scontri a pisellate fra Frege, Russell e Wittgenstein che si interrogheranno sui perchè ed i percome dell’associazione delle parole alle cose. Perchè diciamo fiore quando la parola fiore non assomiglia ad un fiore?

Senza perderci ancora, quello che ci interessa qui è che l’Italiano è dunque un codice digitale.

Con alcune, bellissime, eccezioni.

Espressioni come “piano piano”, “quasi quasi” o il prolungare le vocali degli aggettivi come “enoooooormeeeee” sono tutti espedienti analogici. L’estensione (o la ripetizione) rappresenta un accrescimento anche semantico del concetto espresso. Certo, non funziona sempre. Se qualcuno dicesse che una macchina è “verde” mentre un’altra è “veeeeerdeeeee”….
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A noi ci piacciono tante cose. Ma alcune di queste sono così fiche/notevoli/impressionanti/curiose che provocano una delle espressioni analogiche più belle. L’idea, qui, è di metterci le cose che ci fanno dire….

….ma davvero davvero?

11 risposte a “Concept

  1. Avete un lettore nuovo nuovo.

  2. aresho

    Davvero bello, davvero.
    Anche non dal vero, invero.

  3. blog ritrovato e linkato 🙂

  4. Sandrello

    e bbbravi, bbbravi ! (digitalmente è un errore, analogicamente sa un pò di mafioso)

  5. scoutme

    sospettavo che il cous cous fosse analogico…

  6. Matan

    Ahahahahahah!
    Miglior. Commento. Di sempre.

  7. perché sono sempre l’ultima a sapere le cose?

    ;P

  8. é un blog davvero davvero davvero

  9. jov

    Come dire che il significante è digitale e il significato analogico? O il contrario?? Perché ho prestato il De Saussure?!!?!?

  10. Andrea Pizzetti

    Lesse il concept, curiosò tra i post e, affascinato da parole e pensieri di cui non sarebbe mai stato capace, decise che aveva trovato un’altra finestra attraverso cui guardare

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