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il/le folle

Una metafora non esplicitata, a vostra disposizione, in attesa di essere istanziata…

ps: è uno studio/demo di un simulatore di folle per un noto software 3d

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mettila da parte

Una volta sentii Philippe Daverio dire che l’arte per essere tale deve essere ambigua. A volte penso che sia una frase gigiona, ad effetto, forse buttata li. Altre volte mi pare un ottimo punto da mettere a fuoco in quello che mi si presenta davanti come “artistico”. Ma quell’aggettivo “ambiguo” è -nella frase di Daverio- dannatamente autoreferente. Che vuol dire ambiguo?

Sulla prima pagina di un libro invece trovai questo: “l’arte è la scienza fatta carne”. Questa mi ha folgorato, il collegamento repentino tra la scienza e la carne. Ma anche qui quel “carne” è una metafora che si presta a significati vaghi e troppo vasti.

Forse non esiste l’Arte, ci piacerebbe poter identificarne l’eidos universale (perché siamo spesso consumati dalla voglia di categorizzare: questo si, questo no…). Esistono le arti e di ognuna possiamo goderne lo specifico (anche i limiti!) e l’unicità dei linguaggi e degli strumenti.

Ora non venitemi a dire che questo cortometraggio di animazione non vi manda in risonanza tutte queste categorie di pensiero e tante altre.

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Fatto davverodavverico

Tutti in Italia sanno cos’è il Limo e a cosa serve. Non c’è nemmeno bisogno che lo riscriva. Potete fare un test, chiedete in giro, CHIUNQUE sarà in grado di rispondervi. E’ l’unica nozione che la scuola italiana è riuscita a inculcare a tutti. Bisognerebbe capirne il perché e il come per traslare ed estendere questa virtuosa “sindrome del limo” nei vari campi del sapere.

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fiat Lux?

Esiste una questione che può sembrarvi o incredibilmente scema o straordinariamente inspiegabile ed è questa: perché il cielo notturno è nero? Se l’universo è infinito e contiene un numero infinito di stelle uniformemente distribuite, dovrebbe essercene uno ovunque guardiamo, e il cielo dovrebbe essere luminoso così di notte come di giorno. A quanto pare ci sono molte persone che si sono poste questa questione, tipo Keplero o Halley  -quello della cometa-

Si chiama paradosso di Olbers e non esiste una vera e propria soluzione, solo delle ipotesi -a partire da alcuni assodati presupposti cosmologici-

Tra l’altro se state pensando che il colore dell’universo sia il nero -che infatti sta bene su tutto- vi sbagliate, in realtà è un “salvia” un po’ spento… Lo dicono gli astronomi della Johns Hopkins University. Verificate qui

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Vento

Grande capolavoro di Robert Lobel: per chi abita nel mondo fino ad un certo punto, per chi frequenta le metafore e ride verso l’alto.

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Siamo dentro ad una simulazione?

Viviamo in una simulazione dell’universo? A ben vedere la domanda non solo è meno folle di  quanto possa sembrare ma si possono immaginare dei test per verificare il fatto. L’idea è di Nick Bostrom, professore di filosofia a Oxford,  lanciata da una sua pubblicazione del 2003. In soldoni sostiene che almeno una di queste seguenti è vera:

  • è probabile che la razza umana potrebbe estinguersi prima di arrivare ad una fase “postumana”
  • è molto poco probabile che una civiltàà “postumana” possa eseguire un numero significativo di simulazioni della sua storia evoluzionistica
  • Stiamo quasi certamente vivendo all’interno di una simulazione di un computer

A questo punto Martin Savage, dell’università di Washington, immagina di fare un test per verificare questa idea. La spiegazione va al di là del mio comprendonio. Si parla di spazio che si divide in una griglia a 4-dimensionale a causa delle computazione a lattice  quanto cromodinamica etc etc…

Sembra davvero fantascienza invece è tutto vero. Trovate tutto qui

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insieme(i)

Uno stupendo tumblr con immagini di gente famosa/importante/significativa (non sempre) nei momenti di reciproca compagnia. Di primo acchito quelle dei musicisti mi colpiscono di più. Sarà che più che in altri casi mi illudo di vedere in controluce  mondi lontani che si incontrano

 

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Simbiosi

Chi vive a Roma potrebbe averlo visto sfrecciare in bici con il suo gattone sempre saldamente aggrappato sulle spalle. Questa volta ero in motorino e ho preso al volo il mio iphone per riprenderlo. La prossima volta lo intervisto, devo farlo 🙂

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di | Maggio 7, 2013 · 12:05 PM

David Byrne & St. Vincent

Da un certo punto di vista le abbiamo davvero viste tutte e, ancora peggio, c’è tanta gente che vuol passare per essere nuova o originale. Quando parliamo di musica live in televisione, se siete sani di mente dovreste avere un riflesso incondizionato che automaticamente vi porta a fare una passeggiata al parco.

Non in questo caso.

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di | aprile 10, 2013 · 10:10 am

Due Fanta App

Non poteva che essere opera di quel genio fantasmogorico di Charlie Brooker -la cui pagina su wikipaedia italiana è disgustosamente sintetica-. Sono troppo pigro per imbarcarmi in un profilo del personaggio che, senza un vero monumento in marmo, sarebbe necessariamente incompleto. Così vi consiglio semplicemenete di “rimediare” -virgolette sarcastiche- le sue due mini-serie Black Mirror e vedervele tutte con religiosa attenzione. A quel punto forse potrete con maggiore consapevolezza apprezzare queste due idee per due applicazioni che volentieri installerei obbligatoriamente su ogni computer

Blackmailr – Quale miglior modo per migliorare la produttività lavorativa se non mettendo sotto ricatto il nostro narcisismo 2.0? Da intelligente (e perfido) osservatore dei social media, Brooker sa bene che una delle fobie più forti delle nostre vite digitali è l’umiliazione pubblica sui social-network. Di qui il concept dell’app Blackmailr (“blackmail” in inglese vuol dire “ricatto”) che appena viene installata blocca del tutto il nostro computer costringendoci a scattare una serie di foto con la webcam: prima semplici immagini innocenti per poi passare a scatti sempre più espliciti; il tutto senza la possibilità di poter nascondere il viso… Dopo aver costruito questa “galleria umiliante” e averla nascosta in un posto segreto dell’hard disk, l’applicazione si trasforma in un normale programma per la gestione delle liste di cose da fare. Appena però saltiamo una scadenza, il programma inizierà a pubblicare le foto indecenti su Twitter e non si fermerà fino a quando non porteremo a termine il compito. “Questo programma garantisce di aumentare la tua produttività per un fattore dell’85%”, scrive Brooker. Inoltre, “darà anche al compito più banale quel senso del rischio che ormai manca del tutto nelle nostre esistenze”.

Super Goodinator – La seconda applicazione proposta da Brooker prova invece a colmare un senso di vuoto tipico delle nostre vite digitali: quello che si prova dopo aver giocato per ore e ore anche al più intelligente e ben fatto dei videogiochi. Per tenere su il nostro livello di auto-stima, ecco arrivare Super Goodinator, ovvero un gioco che pur facendoci sudare come nei migliori titoli per Wii e Kinect, ci dà anche l’illusione di fare del bene per l’umanità…
Scopo del fanta-gioco è infatti quello di costruire da zero una scuola in un paese in via di sviluppo. I sensori di movimento percepiranno tutti i nostri sforzi e per questo motivo dovremo impegnarci seriamente per portare a termine il compito. Alla fine i bambini entreranno nella nuova scuola e urleranno felici il nostro nome, dandoci così un senso di soddisfazione che di solito non proviamo nemmeno quando terminiamo i videogiochi più difficili. “Questo momento  – scrive Brooker – sarà renderizzato in maniera così realistica da far piangere il giocatore” che a questo punto potrebbe anche “essere invitato a dire qualche parola di ringraziamento ai bambini, parlando nello stesso microfono che di solito usa per gli stupidi Karaoke (…) e guadagnano 50 punti extra ogni volta che uno dei bambini sembra ispirato a diventare una persona migliore di quella che è”. Un po’ come nella puntata “15 milioni di celebrità“, anche qui Brooker immagina meccanismi compensatori per una tecnologia che è sempre più pervasiva, ma al tempo stesso sembra svuotare di ogni senso le nostre esistenze.

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